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Rivolta di immigrati all’hotspot di Trapani in 60 tentano la fuga: 10 i poliziotti aggrediti di cui 3 feriti


Una rivolta estremamente violenta, 60 immigrati clandestini hanno messo a “ferro e fuoco” l’hotspot di contrada Milo, in provincia di Trapani. Una decina gli agenti sono stati aggrediti, 3 dei quali sono rimasti feriti.

È accaduto sabato sera, nel centro di accoglienza di contrada Milo a Trapani. Una vera e propria rivolta, un piano studiato nei dettagli. Sessanta tunisini hanno atteso l’ora di cena per tentare la fuga dal centro di accoglienza. La ditta che fornisce i pasti, infatti, arriva alle 19 e i cancelli vengono spalancati sotto la vigilanza della polizia. Gli extracomunitari però non si sono messi in fila come di solito per ricevere il pasto, ma si sono disposti in blocco e si sono scagliati contro dieci poliziotti. I tunisini, in attesa di rimpatrio, hanno tentato di fuggire. I poliziotti faticosamente, anche perché in inferiorità numerica, sono riusciti a contenere la rivolta, ma gli immigrati poco dopo, hanno dato fuoco ai materassi e agli abiti, spaccato le vetrate e divelto gli infissi. Poi hanno iniziato a lanciare pezzi di vetri e infissi spaccati contro la polizia.

Tre agenti investiti dai lanci, hanno riportato ferite al viso e alle mani e dopo medicati, sono stati giudicati guarbili in otto i giorni. Uno dei tunisini ha chiesto di essere accompagnato in ospedale per un malore ma – come successo a Sciacca – poco dopo è fuggito.

Il sindacato di polizia non ci sta :“Ancora una volta mentre i vari esponenti politici discutono su temi come la sicurezza, il razzismo o l’apologia di fascismo cercando di portare a sé più elettori possibili in vista delle elezioni del 4 marzo prossimo – scrivono in una nota dal sindacato – le forze dell’ordine tentano disperatamente di arginare le sempre più crescenti reazioni violente che scaturiscono da manifestazioni come quella di Macerata o gli avvenimenti avvenuti in Contrada Milo a Trapani. Forse alla luce di ciò che accade sarebbe opportuno disquisire anche sull’incolumità degli operatori delle forze dell’ordine, i quali ad oggi non sono nemmeno tutelati da un’assicurazione per gli infortuni sul lavoro”.