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Sciacca. Cani uccisi, emergenza social, quali interessi? L’amministrazione deve reagire


Nelle ultime 24 ore si è scatenato un vero e proprio fuoco di saturazione su Sciacca e sulla sua amministrazione comunale, rea – secondo imbecilli, ma soprattutto ben interessati – di aver in qualche modo permesso la terribile strage di cani in località Muciare

Quanto sta accadendo è senza precedenti, purtroppo la nostra classe politica locale non è capace di affrontare un problema su cui negli ultimi anni potenze mondiali quali USA e Russia si danno battaglia, ovvero: fake news e influenza dei social network sulla popolazione. 

Tuttavia, come ci insegna la storia, per reagire bisogna prima capire di essere sotto attacco e sì, Sciacca è in queste ore sotto attacco. Trascinato dal fanatico pietismo e dalla furia cieca ed ignorante dei social i post anti-Sciacca e contro la sua amministrazione – di cui sono richieste le dimissioni immediate – stanno toccando tutti gli angoli più remoti della penisola, con decine di profili fake – falsi – che stranamente convergono tutti sulla stessa linea d’attacco alla città ed alla sua amministrazione. 

E’ inutile prenderci in giro, questo è un caso su cui Sciacca rischia di perdere quanto fatto con sacrificio in ambito turistico negli ultimi 20 anni, e questo l’amministrazione non può permetterlo.

Ma prima di capire come poter affrontare questa emergenza dovremmo forse chiederci se a qualcuno giovi questo stato delle cose. Ebbene, la Redazione di Fatti&Avvenimenti nella nottata di ieri ha eseguito diverse ricerche scovando centinaia di commenti, post e condivisioni – spesso effettuati da profili fake con pochi “amici”, foto profilo dubbie e nomi palesementi inventati – dal cui fondo ci è parso che emergesse con assoluta chiarezza una volontà precisa, politica e forse economica.

Tra i tanti post di utenti poco informati che infangavano impunemente il nome della città – oltre che quello dei suoi amministratori -, si trovavano anche diversi profili, spesso “falsi” o poco identificabili che dimostravano di essere abbastanza informati sul nome del sindaco, addirittura condivendo foto della Valenti con didascalie ingiuriose e vergognosamente infamanti. Altri commenti ancora ponevano singolari “aut aut” in cui si diceva, citiamo testualmente: “Se la giunta da un segnale forte e univoco che non è tollerato il maltrattamento di animali la cittadinanza si frena. Questi hanno passato ogni limite. Sono dei bastardi che pensano solo a rubare, corrotti criminali”.

Da notare inoltre che la presunta cittadinanza di cui parla il commento, a Sciacca, non esiste. In tantissimi si sono giustamente indignati per l’eccidio dei cani, ma nessuno ha puntanto il dito contro sindaco e giunta, che di certo non hanno colpe se un criminale uccide 30 cani tenuti all’interno di un terreno privato da parte di una animalista ben conosciuta a Sciacca.

Poi spuntano i post a mo’ di lettera aperta, dove si parla in soldoni di come va gestito il fenomeno del randagismo e si fa riferimento a una rindondante questione di associazioni che vorrebbero aprire ricoveri per randagi e quant’altro in città.

A questo punto, chiedersi da dove arrivi “la mano” dietro tutto questo comincia a diventare d’obbligo, tranne non si abbia la malsana voglia di voler passare per cretini. Perché forse qualche interesse dietro questo attacco social all’intera immagine della città di Sciacca c’è. – tantissimi i commenti in cui utenti social indignati dicono che non verranno mai a Sciacca per turismo e che anzi la boicoteranno – Certo, si tratta di capire se dietro ci sia un interesse politico o addirittura economico.

Ma sulle dinamiche della situazione i dubbi a questo punto sono pochi, internet è un megafono senza filtri, come disse Umberto Eco: “Con i social è stata data la parola a legioni di imbecilli”, ma se questo ragionamento può valere per chi è in “buona fede” e sta odiando Sciacca solo perchè non conosce la realtà dei fatti ma solo le parole di odio riportate su certi post, lo stesso ragionamento non può valere verso chi ha “accesso la miccia”, perché qualcuno che ha infangato il nome di Sciacca e diffuso foto ed identità del sindaco c’è stato e probabilmente è saccense – dato che per quanto Francesca Valenti possa essere un personaggio “pubblico”, difficilmente può essere conosciuta anche nel nord Italia.

Quindi una mano che ha manovrato, almeno inizialmente, l’attacco, c’è. Ma adesso bisogna reagire.

Abbiamo letto che alcuni sedicenti animalisti avrebbero addirittura tentato di contattare Edoardo Stoppa di Striscia la Notizia per far mettere la città alla gogna televisiva nazionale.

Davanti a tutto questo capiamo che l’amministrazione saccense non possa essere preparata – nessuno di noi si aspetta Carl von Clausewitz alla guida di una città da 40mila abitanti – tuttavia non è il momento di abbozzare, non è il momento di restare a subire, o le cose potranno solo peggiorare. Quindi all’amministrazione conviene applicare alla lettera la filosofia di San Bernardo: Vedere tutto, sopportare molto, correggere una cosa alla volta”.

Non è scrivendo post su Facebook o mandando una nota stampa che si risolverà la cosa. Bisogna agire andando in Procura, ma non solo, data la portata nazionale del problema bisogna prima riunire in modo unitario e senza frizioni politiche i rappresentanti istituzionali del territorio a tutti i livelli, successivamente, cercare un immediato dialogo con la Regione Sicilia onde evitare uscite incongrue e probabilmente, della questione dovrà essere interessato anche il Prefetto; purtroppo quello che si sta scatenando sulla città appare come una sorta di tempesta perfetta atta a demolire l’immagine pubblica di Sciacca per fare forti pressioni verso l’amministrazione, a quali scopi, dovrà probabilmente essere l’autorità giudiziaria a stabilirlo.

Ps

Qualcuno ricorda “l’invasione” anomala di randagi di questa estate a Sciacca? Al tempo in città serpeggiava la voce – arrivata anche sulla stampa – che i cani ritrovati in giro per la città non fossero autoctoni, ma trasportati qui da qualcuno. Giustamente a molti l’ipotesi fece sorridere, ma oggi, possiamo davvero escludere questa eventualità?