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Sciacca.Carnevale e premiazioni: chi ha vinto, chi ha perso e quei cadaveri che sono passati dal fiume


Il Carnevale, a Sciacca, è troppo spesso lo specchio della città, con le sue bellezze e le sue contraddizioni. Il teatrino accaduto in fase di proclamazione dei vincitori del concorso per i carri allegorici non è altro che l’ovvia conclusione di tutti gli errori che sono stati fatti e che potevano tranquillamente essere evitati.

Intanto sfatiamo un mito, non è vero che ogni anno la proclamazione finisce a fischi e… insulti, a memoria storica, si ricordano altri due casi un po’ più eclatanti: nel 2014 e nel lontano 2002. Poi per carità, il malumore o il chiacchiericcio ci possono sempre esser stati, ma gli atti eclatanti di quest’anno sarebbe doveroso, per rispetto alla città, relegarli a questo episodio, senza dire “fanno sempre così“.

Ma cosa è successo? Per chi non ne fosse ancora a conoscenza, a seguito della proclamazione dei carri allegorici vincitori del Carnevale di Sciacca 2018, sono fioccate le polemiche nella stessa sede dell’evento, con tanto di toni accesi, velate accuse di malafede, ed insulti diretti anche ai due giurati presenti in sala: Giuseppe Barsalona e Davide Catagnano. Insomma, non un’immagine idilliaca del Carnevale di Sciacca, quella data in sede di premiazione, che però baserebbe i malumori emersi su presunte votazioni definite da taluni: “fin troppo omogenee”.

Solite polemiche che si potevano evitare? Probabilmente sì, come evitabili sarebbero state anche talune prese di posizione sugli insulti rivolti ad uno in particolare dei giurati, che avrebbero avuto un marcato stampo “omofobo”, suscitando così l’indignazione più “banalotta”. Chiaramente non ce ne voglia chi si è indignato onestamente con tutto il suo fervore, ma ricordando che durante la passata amministrazione Di Paola un componente di quella amministrazione proprio in tema di insulti omofobi arrivò quasi a non avere più “né un nome e neppure un cognome” – come si usa dire -, senza che questo suscitasse l’indignazione di nessuno; ecco, forse si poteva evitare di dar spazio a certe parole anche in questo caso, archiviando l’inciviltà senza troppi clamori.

Ma come dicevamo, nel suo complesso, la manifestazione carnascialesca è lo specchio di Sciacca, nel bene e nel male, in ogni sua sfaccettatura. Tralasciando il giudizio complessivo sull’edizione di quest’anno che non ha visto particolari punti di sofferenza, ma neppure meriti sfavillanti, anzi, a voce di popolo – e ricordiamo Vox populi, vox Dei – l’organizzazione non è stata forse il massimo, lamentele sono giunte sul fronte della scarsa presenza di bagni chimici e neppure le presenze in termini di visitatori sembrano essere state in ascesa rispetto agli scorsi anni, anzi. E poi, questa in fondo è stata la prima edizione della giunta Valenti, un’edizione di rodaggio, e siamo certi che nei prossimi anni molte cose potranno essere migliorate.

Tuttavia, resta il fatto che qualche “piccola” cosa poteva essere fatta meglio, e qui la competenza è di Bellanca, personaggio politico non nuovo all’amministrazione e che il turismo lo conosce bene. Possiamo parlare della campagna pubblicitaria partita quantomeno un po’ a rilento, possiamo parlare del continuo – con tutte le amministrazioni – riproporre ogni anno sempre lo stesso carnevale, senza apportare mai un significativo cambiamento capace di rilanciare una festa su cui Sciacca dovrebbe veramente vivere economicamente – Viareggio con biglietti e abbonamenti al Carnevale guadagna milioni di euro, qui la fonte -, ma possiamo anche parlare dell’opportunità da parte dei giurati di non presentarsi alla premiazione, sottraendosi così a molte polemiche.

Quest’ultima considerazione appare un po’ troppo provinciale? Secondo noi no, è perfettamente in linea con quella contraddizione di Sciacca che vede tutti “cittadini del mondo” e poi quando accade un evento tragico, vede fare richieste singolari come quella della sospensione del carnevale, manco fosse un festicciola neppure di quartiere, rionale.

In conclusione, ed appare un po’ troppo scontato dirlo, l’unico che probabilmente in questo momento se la sta ridendo sotto i baffi – un po’ come quel vecchio proverbio cinese dell’attendere il cadavere dei nemici passare, stando seduto sulla rive del fiume – è l’ex assessore Salvatore Monte, che sarebbe uscito “sconfitto” solo in caso di un grande risultato che però non si è presentato; come del resto lui aveva previsto, stando seduto sulla riva del fiume.