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Trapani. La nave ONG Iuventa resta sotto sequestro: per la Cassazione ha favorito l’immigrazione clandestina


La nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet, resta sotto sequestro a Trapani: lo ha deciso la Corte di Cassazione con la sentenza 56138 relativa all’udienza svoltasi lo scorso 23 aprile

La nave Iuventa fu sequestrata nell’agosto del 2017. L’accusa è di aver favorito l’immigrazione clandestina e di non avere predisposto “in modo adeguato e diligente, con le specificità proprie del complesso contesto circostanziale involto dal soccorso umanitario in alto mare, un’organizzazione che garantisse la completa osservanza delle disposizioni preposte al coordinamento dei soccorsi e l’assoluta impermeabilità degli addetti alle relative operazioni (dai responsabili apicali fino agli operatori deputati al contatto con i migranti) alle logiche delittuose dei trafficanti”.

La Ong tedesca, dopo il sequestro fece ricorso in Cassazione, che è stato rigettato. Nelle motivazioni di conferma del sequestro della Iuventa, l’Alta Corte ha rilevato che “la ong non ha dimostrato di aver fatto quanto doveva per prevenire ogni possibile emersione del pericolo dell’illecita confluenza dell’attività di tali addetti con le condotte degli organizzatori ed esecutori del traffico”.

A pesare sulla sentenza, che ha confermato di fatto quanto sostenuto dalla Procura di Trapani, sono state le indagini realizzate da un agente di polizia infiltrato, corredate di fotografie che confermerebbero che la “confluenza” sarebbe avvenuta. La Cassazione nel suo verdetto, spiega che l’agente sotto copertura Luca Bracco imbarcatosi sulla motonave Vos Hestia operante per conto della ong Save the children aveva documentato comportamenti non adeguati tenuti dalla Iuventa in due diversi salvataggi avvenuti il 18 giugno 2017.

Nel primo, la nave della ong tedesca aveva recuperato tre barconi dopo aver tratto a bordo i migranti “con la sostanziale riconsegna degli stessi ai trafficanti” e nel secondo, inviando un fuoribordo, aveva prima avuto un contatto con un barchino che poi si era diretto verso le coste libiche “per poi riapparire sullo scenario scortando un gommone carico di migranti e arrestando la navigazione solo in prossimità della Iuventa”.

Per i supremi giudici, il richiamo “alle finalità statutarie dell’organizzazione umanitaria, non sono sufficienti a scagionare la Ong, che anche attraverso l’uso dell’imbarcazione, ha dato il concreto e ripetuto sostegno ai trafficanti libici, organizzatori ed esecutori dell’illecito trasporto dei migranti”.