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Valenti. Del Sindaco con la “O”, ed altre cose


Tempo fa, un buon amico, mi diede un buon consiglio: “Se hai un giornale, scrivi lì. Facebook lascialo a chi non fa dell’informazione il suo mestiere”. Ed aveva ragione.

Non starò qui a pontificare sulla decisione di definire l’avvocato Francesca Valenti “sindaco” e non “sindaca”. Non starò a pontificare perché non mi interessa, mi annoia; lascio il vezzo, di certo il gusto, ad altri. Umilmente osservo che questa “sofferta decisione”, sono stato il primo a prenderla sulla mia Testata, che proprio sui social, risulta essere la testata web più seguita di Sciacca. Ed aggiungo che questa è la politica che seguo da oltre un anno, considerati i numerosi articoli sulla pagina nazionale riguardanti il sindaco di Roma, Virginia Raggi.

Mi ha fatto piacere, e non mi sono fatto scrupolo nel complimentarmi personalmente con il collega, che l’Ufficio Stampa del Comune abbia da subito compreso l’importanza di dare dignità, oltre che di sostantivo, morale, alla carica Istituzionale, una carica che non ha genere. Altrimenti dovremmo parlare di “carico del sindaco” e “carica della sindaca”; e con buona pace della Crvsca – di questi tempi ente piuttosto sottotono, impegnato in auliche questioni come lo sdoganato “petaloso” – questa, mi pare proprio una stupidaggine.

Certo nulla ho da rimproverare a quanti desidereranno appellarsi all’avvocato Valenti con “sindaca”, del resto, Sciacca è anche piena di “ma però”, “pultroppo”, “propio” ecc… Certo resta il dubbio; il dubbio di un’Italia sempre più verso il baratro culturale, dove la neolingua di stampo inquietantemente orwelliano – e siamo già alla caccia degli psicoreati – e il femminismo distorto di certa subcultura sedimentata in anni di vacuità culturale supportata dai messaggi di massa trasmessi in colonna continua dai mass-media, la facciano da padrona sul buon senso.

Ecco l’insopportabile dominio della mafia del pensiero unico, che in quanto mafia, sia anche solo culturale, vuole assurgere al ruolo di “corretta”, politicamente. Di per sé una baggianata, la politica è mediazione, se si impone qualcosa, allora è dittatura.

Chiudo citando il già ministro Calogero Mannino, uomo che di politica e di come girano l’Italia e gli italiani – per quanto politamente distante dalle posizioni di questa Testata -, ne può sicuramente dire. Ebbene, leggevo proprio ieri un suo commento sulla questione de quo, neanche a farlo apposta, anche per un uomo sicuramente tra i personaggi principali della storia di questa nazione, il termine sindaco non ha genere né declinazioni, ed è adattissimo anche se a ricoprire tale ruolo vi è una donna. Ed il ché, mi pare tutto dire.